lunedì 6 maggio 2013

Report

Interessante il video di report. Voi, che siete giovani e "comunicatori" potete cambiare la situazione. Come lo fareste? Le vostre riflessioni sono importanti. Grazie a Debora per il post.

4 commenti:

  1. Qualche lezione fa mi sono fermata a parlare con la Prof.ssa Falomo e le ho detto: “Vorrei iscrivermi a Beni Culturali [..] credo che ci siano anche buone prospettive per il futuro.” La sua risposta: “E’ una buona scelta, chi ha voglia troverà lavoro, potrebbe pensare a qualche esperienza all’estero”.
    Con la puntata di ieri sera di Report ho capito a cosa si stava riferendo, forse.
    Povera studentessa, 22 enne illusa.
    Ho girato quasi tutta l’Europa, ma ho visto sì e no tre città italiane.
    Cerchiamo altrove ciò che abbiamo a casa nostra, senza sapere che ciò che andremo a vedere lo abbiamo anche “noi” e magari ha anche più valore, l’unica differenza? Quello all’estero è più conosciuto. Perché?
    Ieri sera è stato spiegato molto bene, l’esempio perfetto è quello tra i borghi della Provenza e i borghi della Lunigiana con almeno 10 ristoranti aperti tutto l’anno contro a 1 aperto solo in estate.
    Per non parlare dell’esperienza della ragazza laureata all’estero in beni culturali, con i finanziatori pronti ad aprire un museo sulla mafia in Sicilia a cui sono state chiuse le porte in faccia dal Comune.
    Vogliamo poi parlare delle persone che sono a capo delle varie associazioni che si occupano dei beni culturali? I politici.
    Abbiamo la fortuna di abitare in una delle nazioni più belle al mondo, peculiare e ricca di tutto. L'italia copre 100 delle 160 tipologie di turismo, ciò significa che effettivamente l'Italia ha un grande potenziale che dovrebbe sfruttare al meglio, ciò comporterebbe un aumento di lavoro non indifferente, per non parlare degli introiti e della reputazione che sicuramente migliorerebbe notevolmente.
    Ci sono milioni di turisti che vengono in Italia ogni anni “in queste condizioni”, se ci si sforzasse solo un po’ di più triplicherebbero.
    La domanda è voi comunicatori cosa cambiereste? La risposta non è semplice perché da quello che ho capito di ieri sera il problema qui non sta nella scarsa comunicazione, certo che questo è un problema, ma la prima cosa che complica il tutto è la politica.
    perché due preti di un paesino (Illegio) disperso (300 abitanti) nel Friuli, grazie alla venuta del messia, un politico, ha portato una mostra dove? A Castel Sant’angelo a Roma, secondo luogo più visitato della Capitale. Senza il politico ce l’avrebbero fatta? Non credo proprio, forse anche a loro avrebbero sbattuto le porte in faccia come alla cara studentessa laureata.
    Tralasciando la politica che è questa da anni e anni e penso proprio che non cambierà mai, veniamo alle possibilità di noi comunicatori di dar luce a questa cultura.

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  2. Sicuramente internet ormai è un metodo quasi infallibile, se usato bene, per far conoscere qualsiasi cosa.
    Per alcuni luoghi credo che non ci sia nemmeno un sito internet in cui vengano riportati orari di apertura o informazioni essenziali sul luogo di interesse; ad esempio per l’anfiteatro di Luni (di cui si è parlato nella punata), non ho trovato nulla (Wikipedia a parte) nemmeno nel sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria, in cui le informazioni sono scarse e rimandano a numeri di telefono.
    Poi cerchi su Tripadvisor e ti chiedi: “Perché l’hai aperto?”, ho trovato quello che mi aspettavo, lascio a voi l’onore di leggere .
    Credo che questo sia solo uno dei milioni di esempi possibili.
    A lezione abbiamo visto che il primo museo Italiano sui Social Network occupa la posizione 80 (circa), cosa potevamo aspettarci anche un sito internet?
    Qui si parla già di rete super veloce, ma non abbiamo ancora raggiungo il 70% della copertura di internet “normale”.
    Con i Social Network si potrebbero raggiungere altrettanti visitatori e interessati, ma le pagine devono essere aggiornate, interessanti e utili, non devono essere aperte e poi abbandonate al loro destino.
    Le app, sono un’altra possibilità interessante, si scaricano sul telefonino e si legge ciò che interessa.
    Video per pubblicizzare, per informare, per educare da mettere sui siti internet &co o far vedere all’interno del museo.
    Perché non creare eventi ad hoc 8mostre, aperitvigiornate per bambini)? Un flash mob? Per attirare l’attenzione, farsi filmare e postare sui socil network…pubblicità gratuita o quasi.
    Ci sono un sacco di possibilità, ma vedo troppi problemi e intoppi in partenza come già solo il tenere aperto un luogo; se c’è questa difficoltà i comunicatori a cosa servono? A programmare una campagna per l’apertura perché no? Ma a che scopo se allo stato, ai comuni forse importa zero il turismo?
    Ci sarebbero tantissime altre cose da dire al riguardo, forse perché questo è un tema che mi sta particolarmente a cuore.

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  3. Ciao Debora, ho letto il tuo primo commento e non mi è stato possibile non pensare a mio fratello, iscritto al secondo anno di scienze dei beni culturali alla Statale di Milano. E' brillante, come ce ne sono pochi, studioso e convinto della sua scelta ma...c'è un ma. Ha paura del futuro, una paura paralizzante. Come tutti noi e come tutta la nostra generazione. Ha paura che la speranza ormai sia solo una cosa per ingenui e che pensare di potercela fare possa essere motivo di scherno, null'altro.
    Detto questo mi trovo totalmente d'accordo sul fatto che l'Italia sia indietro anni luce nella comunicazione, di ogni tipo (penso che ogni studente fuori sede si sia ritrovato spaesato davanti alla quasi totale mancanza di informazioni di ogni tipo in una città, Pavia, che è sede universitaria da giusto 651 anni!). Potremmo vivere di turismo, verissimo, ma non lo facciamo perchè sarebbe troppo semplice e in questo paese le cose semplici non funzionano, perchè non lasciano possibilità alcuna di connivenze, inciuci e illeciti. Quindi no, nulla, nada. Viviamo in una nazione bella e ostile, che ti lusinga per poi prenderti a schiaffi.
    Scusatemi, sono una pessimista convinta ma come disse un mio grande amico: il pessimista è solo un ottimista realista. Credo sia vero.
    Concludo questa mio flusso di coscienza con una frase che ho trovato su internet: Il 70% del patrimonio artistico mondiale si trova in Italia, il resto è al sicuro.

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  4. Non sarei così pessimista riguardo all'Italia. Non è che le cose negative accadano solo da noi, accadono anche all'estero, sono connaturate alla natura umana. Noi però abbiamo la tendenza a ingigantirle e a comunicarle, quelli sì, a tutto il mondo. Anche questo contribuisce alla visione che all'estero si ha del nostro paese (e che influenza anche i flussi turistici).
    Quando parlavo di esperienza all'estero mi riferivo all'importanza di apprendere sia perfettamente un'altra lingua sia un modo di lavorare diverso, in generale più collaborativo. Da noi manca, spesso la capacità e la volontà di lavorare insieme, di formare reti di istituzioni che potrebbero portare a una riduzione dei costi e a un miglioramento dell'offerta e della comunicazione, nonché alla possibilità di accedere a più finanziamenti. Qualche mese fa sono venuti a Pavia un funzionario del Mibac e uno del Miur. Ci hanno spiegato che l'Italia spende molto nei progetti europei e incassa poco, sostanzialmente perché non siamo capaci di formare grandi "cordate". Speriamo per l'VIII programma quadro ...

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